La forza e l’energia di Caterina Caselli

Prima dell’iconico “casco d’oro”, prima ancora delle clip musicali dove era in rampa di lancio; c’è un’immagine che restituisce fedelmente chi è Caterina Caselli: una buona mezz’ora a firmare autografi sul palco del Duse e una buona mezz’ora nel backstage a parlare con giornalisti, amici, conoscenti. Come se, giustamente stanca per la giornata piuttosto impegnativa, non riuscisse ad andarsene. Non rinuncia ad un selfie, non rinuncia ad una domanda su Sanremo appena terminato, non rinuncia a salutare cordialmente chi ha vissuto la serata insieme a lei. Non rinuncia non perché ‘debba’ farlo ma perché ‘vuole’ farlo. Lei che, nata a Modena nel 1946, sprigiona ancora un’energia ed una vitalità che appaiono contagiose.

Occorre contestualizzare. La cantante e produttrice discografica era ospite del secondo appuntamento della rassegna “Penso che un sogno così non ritorni mai più”, organizzato al Teatro Duse dall’Associazione culturale Incontri Esistenziali in collaborazione con Il Resto del Carlino e la mostra Noi, non erano solo canzonette. L’intento? Rivivere gli anni ’60, quelli del boom economico italiano. Ma non in chiave nostalgica bensì come tentativo di guardare il presente con quello sguardo che aveva, ad esempio, la Caselli quando nel 1966 sul palco di Sanremo cantava “Nessuno mi può giudicare”. Una canzone di rottura, per il tempo, così come quel taglio di capelli tutto nuovo firmato Vergottini, il salone di Milano forse più conosciuto al tempo e dentro al quale Caterina Caselli, per sua stessa ammissione, confida di essersi sentita un po’ a disagio quando appena ventenne entrava le prime volte. Sul palco compare anche Jill, discendente dei Vergottini, che tutt’oggi lavora nel salone di famiglia.

A completare il palco il professor Giovanni De Luna e il giornalista Oscar Giannino, interpellati di volta in volta da Massimo Bernardini che ha tessuto la trama di tutta la serata. Infine spazio per il giovane imprenditore Giacomo Frigerio, fondatore e director dell’agenzia di comunicazione Blossom. Particolarmente significativo anche il suo intervento perché, pur non avendo vissuto gli anni ’60, ha espresso un certo modo di intendere il lavoro al giorno d’oggi. Parola chiave per la sua agenza è “bellezza”, ha detto, perché tutto nel suo lavoro deve girare attorno a questo. Bellezza del prodotto, bellezza nel rapporto con i clienti, bellezza nelle dinamiche interne dell’azienda. Non è un caso che l’ultimo investimento sia stato su un cuoco. Che c’entra con la comunicazione? «Riteniamo che se tutti i giorni mangiamo insieme delle cose buone, ne beneficia anche il nostro lavoro». Come dargli torto.

La chiusura della serata spetta ovviamente all’ospite d’eccezione. Ormai Caterina Caselli da cantante è diventata produttrice e commenta così questo suo passaggio: «Nella mia vita ho avuto tantissime situazioni belle. Così a un certo punto ho pensato: voglio essere un gradino di lancio per qualcun altro e fare loro ciò che avrei voluto facessero a me».

Il prossimo appuntamento, sempre al Teatro Duse, è con Rita Pavone il 10 marzo.

 

Qui sotto la gallery della serata.