Visita a Norcia

Cari amici,

voi siete gli esistenzialisti?” con questo saluto in un simpatico italo-inglese padre Basilio Nixen ha accolto uno sparuto ed entusiasta gruppo di noi che, come sapete, sabato us si è recato al Convento Benedettino di Norcia per consegnare la raccolta dei fondi che da Natale dello scorso anno stiamo mettendo insieme a favore della ricostruzione successiva al terremoto (Evento “Con pietra nuova” 12/12/2016).

Essere considerati appartenenti a una scuola di pensiero (l’esistenzialismo) che accomuna tanti personaggi diversi e contraddittori, ma fra cui compaiono i nomi di Dostoevskij e di Leopardi è stato un buon, immeritato, inizio.

La comunità benedettina di Norcia ha ripreso possesso del convento fondato da Benedetto solo nel 2000, dopo la cacciata di Napoleone avvenuta verso il 1810. Fu il vescovo di Spoleto a chiedere a un frate benedettino americano di riaprire il convento e oggi ci sono 15 trentenni che provengono dal mondo intero, 12 americani, fra cui uno che arriva dall’Alaska, un australiano, un asiatico e un solo italiano. Sono una meraviglia, belli, simpatici, solenni e anche semplicissimi. Il Priore si chiama Padre Benedetto, di New York, ed è entrato in convento dopo la laurea in storia medioevale. I frati conducono una vita che, come si sa, è scandita dalla regola di San Benedetto. Una volta che si radicano in un territorio non se ne vanno più per tutta la vita a meno che il convento non diventi troppo affollato e allora un gruppo parte per fondare un nuovo monastero e non fa più ritorno al precedente. Durante il giorno pregano ogni 3 ore, studiano, lavorano, passeggiano e si riposano. Abbiamo partecipato al vespro ed è stato un momento molto intenso. Si potrebbe pensare che, vista la ripetitività della preghiera nel giorno e per tutti i giorni dell’anno, la consuetudine e una certa trasandatezza si insinuino nelle pieghe dell’habitus. Al contrario il rituale è perfetto nella fede e quindi nel gregoriano, nella postura e nella processione di ingresso e di uscita. Si vuole subito bene a questi giovani frati mentre inchinano la schiena ad ogni gloria e quando seguono il loro priore, che non ha trent’anni, nelle fasi della preghiera.

Non mangiano carne poiché per Benedetto questo cibo non era “povero” e poi induceva a un certo istinto animalesco che non si addice a chi si alza alle 3 di notte per le lodi e, fra le 4.30 e le 6.00, deve studiare. E poi producono anche un’ottima birra, di cui ci hanno fatto dono.

Cosa pensate del mondo di oggi e della chiesa? abbiamo chiesto loro. “non siamo ottimisti” ci hanno detto “prima di andare meglio andrà ancora un po’ peggio”. “Gli uomini hanno smarrito l’accettazione del dolore e questo è grave”. E per descriverci il processo di scristianizzazione ci hanno raccontato un breve episodio. Il Priore si era recato a Spoleto nei giorni scorsi e in un bar aveva chiesto un bicchiere d’acqua. Il barista l’aveva osservato con curiosità e poi gli aveva chiesto cosa significasse la tunica da monaco che vedeva per la prima volta e che non sapeva se fosse un simbolo religioso o chissà cosa. Che ciò accada in Umbria, nella casa di Francesco, fa pensare, anche se, secondo Padre Benedetto, non c’è differenza fra Manhattan e Norcia. La gente si accalca sul marciapiede, sia nella metropoli che nel borgo antico, perché cerca un contatto umano, altrimenti starebbe nei boschi.

Abitano ora nella collina sopra Norcia e pensano che la sequenza dei terremoti, dai più piccoli dei mesi precedenti a quello più tremendo è stata provvidenziale per indurli a lasciare il convento al centro del paese prima del crollo totale che certamente li avrebbe sepolti tutti.

Spes contra spem.

Ce ne siamo andati infine a malincuore da questo bell’incontro, coronato dai colori dell’autunno umbro che fa venire voglia di prendere in mano la loro terra come fosse sabbia e da un cielo trasparente dove le note delle campane che un fraticello maldestramente agitava rimbalzavano di pietra in pietra.

Le preghiere e i ringraziamenti dei frati sono per noi tutti.

Anche noi dobbiamo ringraziarci reciprocamente per l’esperienza che stiamo facendo che ai miei tempi si sarebbe definita senza esitazione “formidabile”.

Francesco Bernardi
Presidente del Comitato per gli Incontri Esistenziali

 

 

In luoghi abbandonati
Noi costruiremo con mattoni nuovi
Vi sono mani e macchine
E argilla per nuovi mattoni
E calce per nuova calcina
Dove i mattoni son caduti
Costruiremo con pietra nuova
Dove le travi son marcite
Costruiremo con nuovo legname
Dove parole non son pronunciate
Costruiremo con nuovo linguaggio
C’è un lavoro comune
Una Chiesa per tutti
E un impiego per ciascuno
Ognuno al suo lavoro.

T.S. Eliot