Paolo Gulisano: domenica in curva al palazzetto, lunedì in ospedale con i pazienti

Dire che Paolo Gulisano sia un tipo eclettico è un po’ come scoprire l’acqua calda. Basta sbirciare l’homepage del suo sito personale per capire che nutre interesse per le più svariate sfaccettature della realtà. Ma ascoltandolo durante la serata organizzata dagli Incontri Esistenziali giovedì 13 giugno all’auditorium Illumia, si ha la netta sensazione che sia un personaggio non riducibile a categorie standard.

Non fai in tempo a scoprire che ama la musica e ti accorgi che è anche un fan del calcio. È un grande esperto del genere fantasy e pure scrittore di romanzi e saggi. Ti racconta che la domenica è in curva per seguire la sua squadra di basket e il lunedì mattina in ospedale alle prese con un suo paziente.

Insomma, l’aggettivo eclettico sta stretto a Gulisano. E infatti durante la serata, nel dialogo con alcuni giovani che lo hanno intervistato, gli è stata posta proprio questa domanda: come fai a tenere insieme tutti questi aspetti, spesso diversi, della tua vita? Come si conciliano con il tuo lavoro da medico? «Di tempo ne abbiamo in abbondanza – ha risposto -, basta cercare di utilizzarlo bene. Siamo in un’epoca di super specializzazione ma credo occorri avere uno sguardo più ampio. Legato a questo c’è un errore che si fa spesso nella medicina. Di solito i medici guardano le malattie, invece bisogna guardare i malati. Non dobbiamo porci davanti ad un caso clinico ma ad una persona».

Addentrandosi nel discorso ha poi approfondito il suo amore viscerale per la Scozia e per l’Irlanda, vere e proprie «patrie dell’anima» come le ha definite lui stesso. Luoghi in cui prima di andare si era costruito in maniera ideale. «Avevo la testa piena delle letture che avevo fatto, della musica che avevo ascoltato, delle storie che mi avevano raccontato su quei posti. Poi arrivai là ed ebbi la sensazione di essere a casa. Me l’ero sognata in un certo modo ma la realtà superò l’immaginazione. Di questo paese mi colpì soprattutto la gente: un popolo nordico ma appassionato, che vive di sentimenti».

Da quelle terre, la Gran Bretagna, deriva anche lo studio approfondito del fantasy. Come detto, Gulisano non è solo un lettore accanito ma un profondo conoscitore di quel mondo a tal punto da dedicarsi alla saggistica o da scrivere decine di guide alla lettura. Tolkien, Lewis, Rowling… i grandi autori non hanno segreti per lui. E a chi gli dice che il fantasy è un mondo che non esiste, fatto per i bambini e i creduloni, lui risponde che «non è un voltare le spalle alla realtà ma un guardarla con occhi diversi. La realtà è molto più complessa di quella che noi possiamo incasellare nelle nostre categorie. Questa letteratura, di cui Tolkien e Lewis sono stati i maggiori interpreti, è la più antica del mondo. Nasce dai miti antichi come domande che sono dentro al cuore dell’uomo: chi ci ha fatto? Come mai ci sono le stagioni? E si potrebbe continuare all’infinito perché questo è accaduto in ogni cultura. Il mito non è altro che un racconto che diventa domanda, un tipo di letteratura che risponde alla bellezza che è dentro l’uomo».

Grazie a Paolo, allora, perché ha testimoniato che l’interesse che lo nutre e lo accende di fronte ai più disparati temi, altro non è che una passione sfrenata per ogni angolo di realtà. Che sia musica, letteratura, medicina o una partita del Celtic Glasgow, l’approccio è sempre lo stesso.

E scusate se non è facile come scoprire l’acqua calda.