Incontro, vocazione, missione: in dialogo con monsignor Camisasca

Incontro, vocazione, missione. Tanti e di spessore i temi toccati mercoledì 10 aprile all’auditorium Illumia con Sua Eccellenza monsignor Massimo Camisasca. Nella serata organizzata dagli Incontri Esistenziali dal titolo “I miei incontri esistenziali nelle strade della vita”, il vescovo della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla ha risposto alle domande di cinque giovani su alcuni degli incontri che hanno segnato la sua esistenza come sacerdote e come uomo.

Tra i più significativi ha ricordato quelli con don Luigi Giussani, conosciuto nelle aule del liceo Berchet di Milano, san Giovanni Paolo II, con il quale è entrato in contatto a Roma mentre curava i rapporti tra il movimento di Comunione e Liberazione e la Santa Sede, e infine quello con Arrigo Sacchi, conosciuto quando era cappellano del Milan.

Chi meglio di Sua Eccellenza, allora, poteva spiegare ad una serata degli Incontri Esistenziali cosa significa veramente incontrare? Con grande paternità ed una spiazzante semplicità ha ripercorso i momenti salienti della sua vita, arricchendo la sua testimonianza con aneddoti, specialmente su personaggi noti, che hanno incuriosito gli spettatori. Emblematico quello su Arrigo Sacchi definito da Camisasca come «maniacale ma per niente disumano. Conosce a fondo gli uomini ed era bello stare con lui. Una volta mi disse indicando un giocatore: “Quello sarà un grande calciatore, ma non diventerà mai un grande campione perché non è abbastanza uomo”».

Si è poi soffermato su cosa significhi per lui la strana dinamica dell’incontro. «La mia vita è stata costellata di incontri, soprattutto quotidiani – ha sottolineato -. Prima di parlare dei grandi nomi potrei parlare di tante persone comuni. A me interessa l’incontro quotidiano con la persona perché nell’altro c’è l’Universo e io voglio scoprirlo. Le persone mi interessano più di ogni altra cosa e nel fare il vescovo ho modo di approfondire questo: nelle visite pastorali parlo e sto con loro. Non occorre incontrare chissà chi per riempire la vita. La vita si riempie dall’Infinito che vogliamo trovare nell’altro. Da questo punto di vista una poesia, un brano musicale una persona incrociata per caso può essere un incontro».

Nel dialogo serrato con i giovani intervistatori ha poi posto l’accento su alcune tematiche molto importanti al giorno d’oggi. In primis l’educazione: cioè «amare l’altro più di ogni progetto che possiamo avere su di lui. Penso ai genitori: i figli sono affidati a loro ma non ne sono i proprietari. Educare significa che quella persona ti è affidata per camminare con lei, e così cominci ad ascoltarla. L’educazione è l’avventura più grande che ci sia e non ha età: è trasmettere all’altro le cose più belle che mi sono state date facendogli capire che non le ho inventate io».

In secondo luogo il concetto di vocazione, tanto difficile da trovare nei dialoghi di oggi ma reso molto concreto dal sacerdote: «Il “per sempre” è una prospettiva nel presente. Dire così vuol dire tutto. Significa che io ti amo con tutto quello che posso perché è nel presente che io cerco il tutto».

Infine sulla missione dei cristiani nel mondo: «Non dobbiamo andare a cercare occasioni fittizie di testimonianza, ma le offre la vita. L’importante è aprire le strade di una iniziale confidenza, perché le persone sono sole e riversano su di noi i loro sentimenti».

Come ha ricordato Gianni Varani, del comitato degli Incontri Esistenziali e presentatore della serata, «don Massimo è uno straordinario moltiplicatore di rapporti umani, la sua compagnia è fedele e paziente e puoi sperimentare di essere un suo amico particolare». Insomma, un vero incontro esistenziale per tutta la platea che per una sera ha sperimentato la paternità e lo spessore umano di monsignor Camisasca.